Tu mi poni, amico mio, una domanda, mentre giriamo nell'abisso senza direzione né bussole. Mi chiedi che cos'è che nella notte infinita ruggisce nello spazio in cui viviamo come in un sogno. E' Dio che ci chiama. E' Dio che ci conduce al cielo più alto, dove l'universo è luminoso e pieno di vento.
Affidiamo le loro anime alle clemenza delle stelle.
You ask, my friend, a question, as we spin through the abyss with
neither direction nor compass. You ask me what it is that in the endless
night roars in the space where we live as in a dream. It is God calling
us. It is God leading us to the higher sky, where the universe is
bright and full of wind.
We commend their souls to the stars' clemency.
We commend their souls to the stars' clemency.
La preghiera dei naviganti è diffusa in tutto il 'Verse ed è conosciuta perlopiù da coloro che lavorano per lunghi periodi su navi spaziali. E' normalmente recitata dal capitano della nave in occasioni di lutto: i corpi dei morti, durante viaggi che possono durare a volte anche numerose settimane, vengono espulsi dalla nave e affidati allo spazio, in assenza, il più delle volte, di strutture adeguate a preservarli dalla decomposizione. Il "cielo più alto" cui fa riferimento la stessa preghiera è ascrivibile all'immagine del paradiso diffusa tra i lavoranti dello spazio profondo: un luogo luminoso (a differenza dello spazio in cui vivono) e "pieno di vento", ossia di ossigeno.
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